Associazione Tradizionale Pietas
Pietas fa parte del circuito delle Associazioni culturali di Roma Capitale
Pietas è un membro Ecer
(congresso europeo delle religioni etniche)
Il progetto Philìa.
Pietas. Un impegno per la tolleranza, ispirato ai valori del mondo antico.
Viene dall’Italia, e particolarmente dall’Associazione Tradizionale Pietas, impegnata nella rinascita della religione romana, un progetto culturale importante volto ai temi della tolleranza, che oggi compie più di dieci anni, denominato “Philia”. Questa parola, di origine greca, significa amicizia ed intende il sentimento di amore affettuoso che lega due amici. Ispirandosi ai valori del cosmopolitismo ellenico e della tolleranza vigente nell’antico stato romano, la Pietas ha fatto leva sui termini di pace, dialogo e tolleranza, facendone dei principi dai quali è stato possibile fondare ed avviare, nel dicembre 2020, l’ente per la religione classica “Pietas – Comunità Gentile”.
Il progetto Philia ha avuto, sin dal suo inizio, importanti riscontri: testate giornalistiche e reti televisive regionali italiane hanno più volte intervistato i rappresentanti dell’Associazione Tradizionale Pietas. In un incontro a Roma fu la modella Maty Diouf a fare da testimonial a questa iniziativa, concedendo anche interviste dove raccontava la sua storia di integrazione. Lo scopo era allora, ed è ancora oggi, quello di far comprendere che dal mondo greco e romano possiamo estrapolare valori incredibilmente moderni ed estremamente attuali, dai gentili considerati utili alla risoluzione della grande crisi che sta affrontando il mondo occidentale, vista dalla Pietas come una crisi innanzitutto di valori. Un così importante richiamo all’etica antica è stato bene accolto e l’associazione in pochi anni è riuscita ad ottenere risultati importantissimi: dalla ricostruzione completa del sistema rituale romano, dei suoi collegi, fino all’erezione di templi e la già menzionata fondazione di un ente di religione classica, che nel suo primo anno di vita ha raccolto oltre 1500 adesioni, senza aver avuto bisogno di fare alcuna campagna di proselitismo.
Generalmente gli imperi del mondo antico puntavano all’integrazione per unire il sapere ed avere una crescita collettiva. Ad esempio, quando Cambise, re di Persia, conquistò l’Egitto, portò i sacerdoti egizi più sapienti in Iran, affinchè si confrontassero con i più alti sacerdoti locali, col fine di acquisire tutti una consapevolezza ed una sapienza superiori. Le fonti letterarie antiche raccontano che tra i sacerdoti Egizi vi fosse il giovane Pitagora, dal padre inviato a studiare tra loro, e tra i sacerdoti persiani il noto Zoroastro. Immaginate quali fantastici convivi e scambi sapienziali si siano svolti in quel momento storico.
Quando Alessandro Magno conquistò l’impero persiano, rimase affascinato da quest’uso dello scambio di informazioni e lo fece suo, trasformando così il mondo greco da una società chiusa ad una società aperta, dove l’integrazione diveniva lo strumento di crescita per tutti gli ambiti scientifici e spirituali.
I Romani non furono da meno: anch’essi sposarono l’ideale ellenistico per la costruzione di un mondo migliore, dove però, a differenza di quanto oggi troppo frequentemente accade, le diversità non venivano ad appiattirsi nell’omologazione ma contribuivano alla costruzione di un sapere più ampio.
La tutela e l’accettazione delle diversità, il dialogo, la pace e la tolleranza sono riferimenti imprescindibili per costruire la società del futuro. La Comunità Gentile della Pietas è cresciuta molto, tanto spiritualmente quanto materialmente, grazie a questi valori antichi: oggi dialoga con le rappresentanze di molte religioni etniche sparse per il pianeta, individuando elementi comuni che consentono interessanti sincretismi, proprio come facevano quei lontani antenati nel Mediterraneo. Le religioni tradizionali riuscivano a dialogare grazie ai punti di contatto che trovavano nelle divinità: ad esempio la dea dell’Amore germanica, Freya, veniva identificata con la Romana Venus, con la greca Afrodite e con le mesopotamiche Ishtar ed Inanna, l’Ammone egizio con il greco Zeus ed il romano Giove, la Dea Giunone con la Hera greca, la Iside egizia, l’Astarte fenicia ecc.
Mentre nelle società antiche, nell’ambito del sacro, ci si confrontava alla pari, accettando reciprocamente le divinità altrui e cercando di individuare a quali delle proprie esse corrispondessero, nella società contemporanea vediamo tendere all’imposizione del proprio modello su uno più debole. Per cancellare questo difetto del mondo contemporaneo, Pietas cerca di spingere al rispetto reciproco tra le diversità, con continui appelli alla pace, al dialogo inteso come strumento per trovare un punto medio comune che accordi i diversi interlocutori, alla tolleranza come garanzia di tutela alla sopravvivenza delle diversità.
In una intervista del febbraio 2011, pubblicata sul quotidiano italiano “il Domani”, Giuseppe Barbera disse: “Se le diverse nazioni ritrovassero la loro pietas originale, potrebbero collaborare in philìa, per combattere i grandi morbi del mondo. Tutti abbiamo dei nemici comuni, e codesti non sono esseri umani: sono malattie, fame, disperazione, guerre assurde. Una società in grado di accettare le differenze, non arriva allo scontro di civiltà ma all’integrazione comunicativa, ossia al dialogo permanente in totale philìa.” Questi concetti della Pietas esulano dall’interesse politico e penetrano nella ricerca del giusto comportamento etico per avere uno strumento risolutivo da poter utilizzare. Se Pietas ha ribadito più volte che grazie a questo strumento è riuscita ad ottenere grandi risultati, motivo per cui è sempre più convita a proporlo come strumento globale per la pace tra i popoli, sempre in quell’intervista del febbraio 2011 Giuseppe Barbera dà la chiave affinchè questo mezzo funzioni: “Spesso per ottenere la pace è necessaria una guerra, ma il combattimento che servirebbe oggi non è quello tra popoli, la pace tra gli uomini esige una lotta diversa, che ognuno di noi deve intraprendere, una lotta interiore contro gli egoismi e l’orgoglio, una vera e propria guerra contro i pregiudizi ed i presupposti che ci portiamo dentro, che impediscono a tutti di evolvere in ogni campo: l’Iliade è il libro sacro delle genti greche che insegna a svolgere una lotta contro se stessi, infatti Troia rappresenta l’essere umano con tutte le sue convinzioni (si vedano i commenti dei neoplatonici al riguardo), certezze che ci vengono inculcate per necessità dell’ambito sociale in cui cresciamo, in qualunque epoca o luogo noi ci troviamo, ma se riusciamo ad ingannare noi stessi con un cavallo di Troia, possiamo abbattere le nostre tendenze empie e passionali, e dare spazio al confronto con gli altri.”
La Pietas non prende posizioni politiche perché si occupa di cultura e di spiritualità, ed avendo l’obiettivo di ascendere all’approfondimento di questioni trascendentali si distacca dal dibattito partitico; tuttavia, proprio da quel piano trascendentale, che Platone chiama “il mondo delle idee”, Pietas ricerca quei valori positivi, etici ed eterni che possono essere utili tanto ai singoli quanto alle collettività sociali, valori che perennemente propone nelle sue attività culturali e sociali.