Traditio Romana Antiqua
LA STORIA DELLA COMUNITA’ GENTILE
Dal 391 dell’era volgare in poi, una serie di editti imperiali avviò la persecuzione dei praticanti gentili.
Ciò causò gravi problemi sociali all’interno della struttura imperiale, tanto che ad Alessandria, fulcro intellettuale gentile dell’impero, si avviarono gravi disordini che portarono ad una resistenza gentile, gestita dal sacerdote e filosofo Olimpio (Sozomeno, Historia Ecclesiastica, 7,15), la quale però non ebbe buon esito: la resistenza gentile si asserragliò nel Serapeo, ma l’imperatore Teodosio inviò le sue legioni per garantire che venisse ceduto ai cristiani, Olimpio fu dunque costretto a fuggire in Italia (vedi sempre Sozomeno), si suppone a Napoli, dove esisteva la più grossa comunità alessandrina della penisola. Sempre da Napoli si avviano una serie di circoli ed ordini di intellettuali che asserirono di discendere dai sacerdoti sopravvissuti alle persecuzioni contro i gentili: da qui nacquero i più fiorenti filoni dell’ermetismo e del neoplatonismo italico, che raggiungeranno il loro primo apice nel rinascimento, per poi ricomparire infine nel risorgimento.
All’abbattimento del potere temporale della chiesa, seguono una serie di entità ed associazioni di uomini, che continuano a fare riferimento agli antichi filoni sacerdotali; questi però tendono a disperdersi durante i devastanti fatti bellici della seconda guerra mondiale, per poi ricoagularsi nel dopoguerra.
Negli anni ’60 il professor Gianfranco Barbera, classe ’44, nato a Messina dalla marchese di Grisignana d’Istria, e dunque esule istriano, si appassionò alla ricerca dei filoni derivanti da quelli dei sacerdoti antichi, svolgendo uno studio su larga scala delle realtà spirituali presenti in Italia. Frequentatosi con importanti intellettuali del mondo tradizionale, entrò a far parte, verso la fine degli anni settanta, nei filoni dell’ermetismo italico, dove si formò e da dove trasse gli elementi fondamentali per formare una comunità umana di animo e pratica gentile. Nel 2000 dell’era volgare, suo figlio Giuseppe venne iniziato ai percorsi tradizionali italici. Egli in breve tempo ottenne importanti risultati sul piano spirituale, tanto che in giovanissima età gli venne conferito il compito di ricostruire l’intero corpus delle pratiche tradizionali romane. Assieme ad anziani praticanti della Tradizione, di rinomate qualità e virtù spirituali, sperimentarono le pratiche da lui redatte, ottenendo mirabili risultati. Da qui si procedette a fondare, il 5 gennaio 2005 e.v., l’Associazione Tradizionale Pietas, avente come scopo la promozione, diffusione e rivalorizzazione degli ideali tradizionali romani, con particolare attenzione all’aspetto della Pietas, come chiaramente intuibile dalla scelta del nome. In pochi anni si creò un’ampia comunità intorno a questa realtà, la quale si adoperò organizzando e dirigendo: convegni presso gli atenei di Roma “La Sapienza” ed il “Consorzio Universitario di Crotone”; attività culturali in collaborazione ad istituzioni pubbliche, come ad esempio il Campo di Flora, il primo campo nazionale delle Tradizioni italiche; pubblicazioni periodiche e libri sulla tradizione e quant’altro. La stampa calabrese ed i media locali notarono le attività dell’associazione e ne diedero risalto, con articoli di giornali ed interviste televisive. Tra il 2006 ed il 2007 si fondavano i primi templi: un tempio dedicato ad Apollo a Gagliato (CZ), uno dedicato a Giunone nei boschi di Gagliato, un piccolo santuario a Catanzaro, incentrato sulla dea Flora, un’area sacra ad Argusto (CZ), il tempio della dea Flora presso la villa comunale di Chiaravalle Centrale (CZ), l’Aedes Romae Pietatis a Roma. Questi primi templi nascevano come temporanei, in previsione di trasferirli in collocazioni definitive nel futuro.
Nel gennaio 2010 e.v. venne fondato a Roma, sulla Cassia in località La Storta, il Templum Minervae, il quale ospitò il World Congress of Ethnic Religions, nell’estate del medesimo anno. Oggigiorno questo tempio è stato trasferito in una nuova sede definitiva, a poche centinaia di metri dalla precedente, nel comprensorio dell’Olgiata.
Il 21 dicembre 2012 e.v. venne inaugurata la nuova sede dell’Aedes Romae Pietatis, presso l’attuale Santuario della Pietas a Roma, santuario che venne ritualmente fondato il 13 luglio 2013, momento da cui incominciò la costruzione del Templum Iovis. Già nell’aprile 2013 vennero qui ospitate delegazioni straniere dei gruppi YSEE e Thyrsos, con le quali tutt’oggi Pietas collabora e coopera felicemente. Particolarmente fu in questa occasione che nacque, da parte dei rappresentanti di Thyrsos, la proposta di collaborare tra gruppi di religione greca e romana, nell’ottica della comunanza della religiosità classica, partendo dai principi di tolleranza e convivenza religiosa proposti ed applicati dall’imperatore Flavio Caudio Giuliano, la cui bandiera venne scelta come simbolo di tale fratellanza.
Nel giugno 2017 e.v. venne eretto il Tempio di Giove a Roma, concluso nelle sue forme essenziali e da allora ufficialmente attivo. Seguirono i templi di Minerva Medica a Pordenone ed Apollo ad Ardea nel 2018, i templi di Marte, Apollo Pizio Iperboreo ed Egeria a Roma.
Nell’aprile del 2019 e.v., durate i festeggiamenti del MMDCCLXXII Natale di Roma, il Consiglio Direttivo dell’Associazione Tradizionale Pietas stabilì di fondare un ente religioso di culto romano, vista l’ampia crescita del settore cultuale dell’ATP. Da allora il presidente dell’A.T.P. Giuseppe Barbera ha lavorato, coadiuvato dai membri del direttivo, alla stesura di uno statuto che potesse definire al meglio il sistema meritocratico spirituale antico, adeguato e rapportato all’epoca odierna nel più completo rispetto delle normative vigenti in Italia. Infine suddetto statuto è stato approvato in data 15 novembre MMDCCLXXIII A.V.C. (2020 e.v.) dal Consiglio Direttivo dell’Associazione Tradizionale Pietas e quindi legalmente ufficializzato in data 9 dicembre MMDCCLXXIII A.V.C. (2020 e.v.) con atto firmato dal presidente Barbera e dai membri spiritualmente più evoluti della comunità della Pietas. Nella seduta di fondazione del suddetto ente di culto classico italico è stato eletto Pontefice Massimo della Comunità Gentile il presidente dell’ATP Giuseppe Barbera. Questo nuovo ente giuridico dei gentili d’Italia nasce per rispondere all’esigenza di sviluppare a livello estensivo l’organizzazione della pratica dei culti greco-romani, conseguentemente alla crescita esponenziale dei membri praticanti in Pietas, alla costruzione di templi ed alla collaborazione con analoghe organizzazioni estere già riconosciute come enti religiosi nei rispettivi ordinamenti nazionali.
Il culto gentile costituisce veicolo di valori eterni, definiti dal “mos maiorum”, modello di virtù universalmente riconosciuto, fondamento di ogni convivenza civile e di una società sana. La nomenclatura “Pietas – Comunità Gentile” vuole chiaramente fare riferimento al valore del sentimento religioso romano, la Pietas, e contemporaneamente chiamare a raccolta tutti coloro i quali si sentono legati da questo profondo valore, in un’unica entità, la comunità, col fine di stringere i rapporti di amicizia, fratellanza e collaborazione tra i membri, i quali a loro volta saranno tutelati e protetti dal nostro ente per tutto ciò che concerne i loro sentimenti religiosi e pii.
Tutti gli iscritti all’Associazione Tradizionale Pietas che manifestano l’interesse ad intraprendere la pratica tradizionale, vengono automaticamente inclusi nell’ente in oggetto. Gruppi esterni interessati ad aderire, integrandosi completamente od anche soltanto creando ordini o collegi interni all’ente, sono bene accetti.
IL RITO E L'ORGANIZZAZIONE IN EPOCA CONTEMPORANEA
L’intero corpo dei valori della Pietas si estrinseca in semplici riti, i quali consistono in offerte di incensi, aromi naturali e a volte in simboliche piccole quantità di cibo (pane, vino, frutta, formaggi) che in parte si versano nel fuoco (un piccolo fuoco vivo o su piccoli carboncini) ed in parte vengono mangiate dal praticante. Le offerte mutano in base alle divinità cui si riferiscono. In alcuni casi le offerte di cibo, ad esempio ai Lari, vengono poste su un piattino per offrirne l’odore agli Dei e poi vengono mangiate dal praticane.
Prevalentemente si fa riferimento ai riti romani, i quali disdegnavano quei riti orientali che vanno contro il buon costume.
Il praticante deve sempre rendersi adeguatamente degno di accostarsi agli Dei: innanzitutto conducendo una vita con un’etica sana e dai buoni comportamenti, inoltre curando l’igiene personale e praticando abluzioni con l’acqua precedentemente allo svolgimento dei riti. In linea con quanto previsto dalle antiche regole sacre (vd Cic. De legibus) chi compie rituali completi agli Dei deve rispettare un giorno di castità preliminare (ad divos caste adeunto).
Fondamentalmente il sistema rituale gentile è l’estrinsecazione di un concetto di sincronia tra il microcosmo umano, composto dai quattro corpi fisico/anima/intelligenza/spirito ed il macrocosmo che lo circonda, composto da terra/acqua/aria/fuoco. Per avviare a tale sincronia necessita rispettare i calendari antichi, i quali vengono ricostruiti, elaborati ed adattati all’epoca contemporanea dai pontefici, coadiuvati e diretti dal pontefice massimo.
I riti, dunque calendariali, servono a far si che l’uomo entri in sintonia con l’andamento cosmico, il quale muta all’evoluzione (motivo per il quale si chiama universo, perché dall’uno dell’atomo primordiale -singolarità- punta al numero +infinito), affinché egli stesso, per mezzo del rito, possa trovare la sua evoluzione. Rituali eseguiti in maniera mistica e disordinata vengono considerati superstiziosi, mentre quando rispondono analogicamente alle leggi matematiche che permeano l’universo, sono considerati sacri. Per tali motivi sono ritenuti validi i riti composti dai pontefici ed approvati dal pontefice massimo, individui che possono ricoprire tali cariche quando hanno mostrato alla comunità ed al suo direttivo (da noi considerato un senato spirituale) di aver acquisito tutte le nozioni cognitive del rito, delle leggi di natura e di aver tratto da ciò le dovute qualità e capacità spirituali.
Per i motivi suddetti è espresso, nell’articolo 16 del nostro statuto, che il pontefice massimo, interpreta ed elabora i riti, e nell’articolo 15 è specificato che i pontefici lo coadiuvano nelle sue attività.
Definito il rito come strumento evolutivo, diviene facile comprendere come mai esso muti in base allo stato di evoluzione spirituale del praticante: un neofita è privo sia dell’esperienza di rito che del distacco dalle passioni che esso induce, pertanto i riti a lui riservati saranno diversi a quelli che svolgono i sacerdoti, che a loro volta sono differenti dai riti che svolgono i pontefici. Chi si approccia alla religione gentile comincia a compiere una serie di gesti di buon augurio, i quali non prevedono preparazione, come tramandati dal mondo antico (ad esempio in occasione del Natale del Sole Invitto, allestisce la tavola con una tovaglia rossa, pone rami sempre verdi sulla porta, allestisce simbolicamente un albero sempre verde in casa, vero o finto che sia, come insegna lo stesso Macrobio nei Saturnali), un gentile invece comincia ad evocare gli Dei (quindi nella medesima festività non solo compirà gesti di buon augurio, ma anche reciterà una preghiera al Sole), mentre un sacerdote compie rito presso il tempio per il benessere della comunità ed il pontefice farà offerte perché gli Dei e le forze cosmiche aiutino gli uomini nella loro evoluzione.
I riti fondamentalmente si distinguono in due tipologie principali: domestici e pubblici. I praticanti vengono formati sullo svolgimento di atti rituali, i quali possono consistere in semplici gesti di buon augurio, che tali rimangono e si distinguono dalla superstizione se compiuti nel giusto periodo e nel dovuto modo, oppure in orazioni in cui si accende una candela e da essa ulteriormente un piccolo carboncino sul quale bruciare il grano d’incenso. Prevalentemente le orazioni sono restituite dalle fonti letterarie ed archeologiche, altre vengono valutate da tradizioni popolari giunte sino a noi, altre ancora vengono ricostruite su basi ipotetiche dai pontefici.
Da tutto ciò si evince che i pontefici debbono svolgere un lavoro accurato ed approfondito: non è sufficiente pescare da un inno omerico od orfico per ricavare un’orazione adeguata ad una divinità, bisogna anche verificare che essa sia attinente all’epoca contemporanea e funzionale al rito nella sincronia con i momenti fondamentali del corso dell’anno. Gli stessi riti antichi trasmessi dalle fonti letterarie non sono tutti acquisibili: le orazioni riportate da Catone a volte non sono assimilabili perché fanno riferimento a sacrifici cruenti che la nostra comunità, nel rispetto delle normative vigenti e dell’etica pitagorica, disdegna, così come il rito della devotio del console romano, in cui egli sacrifica la sua vita in battaglia per la vittoria, è nella nostra epoca insensato ed inapplicabile. Ecco perché, oggi più che mai, la comunità necessita di un collegio pontificale.
Per i riti domestici è ministro del rito stesso il praticante, nei riti pubblici invece la direzione dei medesimi viene affidata ai sacerdoti della comunità, formati al corretto svolgimento del medesimo. Sono considerati partecipanti al rito coloro i quali hanno ricevuto l’iniziazione gentile e giungono in abiti rituali a coadiuvare il sacerdote di rito, i quali devono rispettare le regole di preparazione rituale (castità e regime vegetale dal giorno precedente), sono considerati astanti al rito tutti coloro i quali vogliono venire ad assistere al suo svolgimento per riceverne i benefici spirituali; ad essi non è richiesta alcuna preparazione.
Nell’articolo 5 dello statuto è esplicato lo scopo dell’ente Pietas Comunità Gentile: Scopo dell’Associazione è la pratica organizzata del culto gentile, elaborata
conformemente alle fonti storiche e letterarie e alla tradizione orale risalente
all’antichità. Pietas è ente di culto che persegue anche fini di formazione, cultura e diffusione di
valori etici, secondo la propria visione tradizionale.
Nell’articolo 6 sono esplicate le attività per il raggiungimento di tale scopo: Attività conformi e/o strumentali al perseguimento dello scopo, che l’Associazione si
propone di svolgere, conformemente alla legge, sono:
- pratica rituaria, principalmente secondo Calendario Romano;
- culto domestico;
- culto collettivo in luoghi aperti al pubblico e in luoghi pubblici;
- edificazione di Templi, Santuari et similia;
- corsi di formazione sacerdotale;
- pubblicazioni;
- conferenze, eventi, manifestazioni et similia.
Il culto non ammette alcuna pratica contraria a norme imperative, ordine pubblico o
buon costume, né sacrifici di animali.
Nell’articolo 8 è esplicato quali sono i sette livelli di pratica, concepiti nella nostra struttura:
Nell’articolo 9 è spiegato come gestiamo l’organizzazione comunitaria sui diversi territori, dove è presente:
A livello locale, la Comunità è organizzata in Referenze Territoriali, definite dal
Pontefice Massimo sulla base del numero di appartenenti alla Comunità presenti sul
territorio.
Per ciascuna Referenza il Pontefice Massimo nomina un proprio rappresentante, il
Referente territoriale, con compiti e funzioni prestabiliti secondo regolamento interno.
Viene investito di tale carica il Gentile più evoluto spiritualmente residente nel
territorio di riferimento, valutato sulla base dei dettami espressi dalla Tradizione.
Nel corso di pochi mesi abbiamo riscontrato che molti soggetti, non entrati ancora direttamene nella nostra comunità, fanno comunque a noi riferimento per comprendere come accostarsi al sacro nella loro vita privata, o anche solo per avere consigli su come debba comportarsi un individuo che fa riferimento alla tradizione, in diverse e svariate occasioni di vita: per questo motivo i referenti territoriali vengono formati ad essere di supporto anche a curiosi e persone esterne che vogliono relazionarsi con il nostro ente, il cui numero è in crescita esponenziale.
I riti pubblici sono aperti a tutti ed i sacerdoti vengono formati sull’accoglienza anche di persone non iscritte alla comunità ma che manifestano il desiderio di accostarsi ai templi ed assistere ai riti.
Funzioni di sacerdoti e pontefici sono esplicate in articoli dedicati, all’interno del nostro statuto:
ART. 13 – SACERDOTI MINORI
Sono “Sacerdoti minori” quelli, tra i Gentili, che hanno dimostrato interesse per le
attività del tempio e che sono interessati ad intraprendere il percorso sacerdotale.
L’accettazione al sacerdozio minore prevede il superamento di un colloquio con il
Pontefice Massimo atto a verificare il raggiungimento di condizioni di equilibrio etico,
morale, cognitivo comportamentale, spirituale. I sacerdoti minori coadiuvano i
sacerdoti nelle loro attività di culto presso i templi.
ART. 14 – SACERDOTI
Sono “Sacerdoti” coloro i quali dopo un periodo di formazione di almeno tre anni,
all’interno del circolo dei sacerdoti minori, hanno dimostrato impegno nei riguardi della
Tradizione, amore nella coltivazione del culto e della formazione delle persone,
interesse nell’andare avanti nel percorso spirituale e che hanno ottenuto buoni risultati
dall’esecuzione dei riti che gli sono stati affidati.
Internamente i sacerdoti, in base alle profondità spirituali raggiunte ed esperienze
vissute, vengono suddivisi in: sacerdoti novizi, sacerdoti, sacerdoti anziani.
Tutti i membri di questo circolo entrano a far parte del Consiglio Direttivo
dell’Associazione, dietro ulteriore approvazione del medesimo secondo le metodiche
sancite nel regolamento interno.
ART. 15 – PONTEFICI
Il Pontefice Massimo può nominare, tra i Sacerdoti , i “Pontefici”.
Essi vengono nominati per comprovati meriti e virtù, coadiuvano in maniera diretta il
Pontefice Massimo nelle sue attività.
ART. 16 – PONTEFICE MASSIMO
Il Pontefice Massimo rappresenta la massima carica spirituale e dura in carica sette
anni e può essere rieletto più volte.
In caso di impedimento permanente allo svolgimento delle proprie funzioni o in caso di
dimissioni volontarie cessa dalla sua carica.
In via esclusiva:
- interpreta ed elabora i riti;
- istituisce e organizza circoli e collegi sacerdotali;
- conferisce cariche e qualifiche;
- può annullare titoli e incarichi sacerdotali precedentemente assegnati dallo stesso,
dietro adeguata motivazione;
- definisce, in base all’epoca corrente, il modus agendi circa l’etica e l’estetica.
- elabora i calendari rituali;
- inaugura e consacra templi e santuari;
- interpreta i segni divini.
Art. 17 – ÀUGURI
Il Pontefice Massimo può nominare, tra i Gentili e i Sacerdoti di ogni ordine e grado, gli
“Àuguri”, in un numero massimo di sedici.
Essi vengono nominati, senza limiti di tempo, per comprovati meriti e virtù e per
verificata capacità nell’interpretazione dei segni.
Spetta ad essi interpretare i segni divini e/o trarre oracoli quando richiesto, inaugurare,
esorcizzare e quanto altro venga loro insegnato e conferito dal pontefice Massimo.
Gli Auguri costituiscono il “Collegium Augurum”, organizzato secondo proprio
regolamento interno, presieduto dal Magister Augurum - membro più anziano nella
pratica -, il quale si occupa dell'insegnamento e avviamento alla scienza sacra augurale.
AUTORITA' RELIGIOSA DI RIFERIMENTO
L’associazione “Pietas – Comunità Gentile” è spiritualmente sovrana a se stessa, libera ed autonoma, non dipende da alcuna autorità religiosa esterna; pertanto considera il suo statuto come propria linea guida e distribuisce, ai suoi organi sociali interni, competenze ed autorità religiose con specifiche funzioni, appunto esplicate nello statuto.